È sempre colpa delle donne

In questo articolo parliamo di:

Ieri, giovedì 1 giugno 2023, è stato ritrovato il corpo senza vita di Giulia Tramontano, 29 anni, incinta al settimo mese, ammazzata dal compagno Alessandro Impagnatiello.

L’hashtag #losapevamotutte è indicatissimo, perché quando ho visto che la stavano cercando e il compagno ne aveva denunciato la scomparsa, ho subito pensato “Sicuramente l’ha ammazzata”. Ma mi sono trattenuta dall’esternare questo pensiero, come hanno fatto tante altre donne, pensando che sicuramente sarei stata tacciata come la solita “pessimista”, la solita che “odia i maschi”, e anch’io coltivavo l’intima speranza di essere smentita.

Ma la realtà ha confermato il pensiero spontaneo di tutte. Allora ho aperto Facebook, e la mia rabbia per l’ennesimo femminicidio è aumentata ancora di più, leggendo le reazione del “popolo”.

Ecco riportato il post che ho scritto nella mia bacheca:

“Leggo commenti agghiaccianti già stamattina.

“Ma che uomini vi scegliete?”

“Ma anche lei come poteva stare con un mostro?”

Insomma è sempre colpa della vittima.

Premesso che i maschi che arrivano ad ammazzare la compagna non girano con la scritta in fronte “sono un potenziale assassino di compagne”, è la cultura patriarcale che educa i maschi a considerare le donne “la mia donna”.

Insegna anche ai maschi a non saper gestire le emozioni, a non esprimerle senza danneggiare gli altri e ciò comporta che lo scatto di ira violento porta a conseguenze gravi.

Uccisa a coltellate anche lei, perché è la modalità tipica e violenta di chi arriva al gesto estremo “ti ribelli a me, io ti anniento”.

Questi maschi non sono mostri, non sono pazzi, non occorre fare loro i raggi x.

Sono semplicemente maschi educati nel patriarcato, “normali” maschi che incontriamo tutti i giorni ovunque.”

Ecco alcuni di questi commenti trovati su Facebook, che poi sono aumentati nei successivi giorni:

La lussuria è stata ad uccidere, non il maschio. E noi donne possiamo scegliere, è colpa nostra che ce lo andiamo a cercare.

“Uccidere la TUA donna con TUO figlio in grembo”. Se continuiamo con la cultura del possesso, se una cosa è TUA, su di lei hai potere di vita e di morte.

È sempre scelta delle donne se ci ammazzano, no? Colpa dell’amore, dell’incontro sbagliato, del maschio che ha ucciso però mai.

Questi “mostri” difficili da riconoscere, sicuramente dobbiamo impegnarci di più, giusto?

Bisogna, ancora a cadavere caldo, spostare subito la responsabilità sulle donne. Mostrare la responsabilità dei maschi invece? Visto che sono loro ad ammazzarci? Poi faccio notare il paternalismo velato nella frase “cara femminista inside”. Specifico che il commento è stato scritto da una donna, che evidentemente ha dimenticato che le femministe lottano perché queste violenze non esistano più, hanno lottato per poter andare a votare e che se questa donna ora non è chiusa a casa a badare a figli e famiglia senza possibilità di scelta è merito delle femministe.

Che uomini vi scegliete, care donne? Cosa può portare un uomo ad arrivare a questo? Ma cosa, secondo voi, santo cielo? Io la risposta la so, perché non è chiara a tane persone? Ma se frequenti un assassino, cosa pretendi? Certo perché anche quest’uomo aveva la targhetta “assassino” attaccata, perché Giulia è stata così stupida da non vederlo?

Iniziamo con la paternale alle donne. “non andate mai all’ultimo incontro chiarificatore” (eh si perché lo sappiamo che è l’ultimo, no?), “denunciate”, si perché dopo siamo al sicuro, no? veniamo credute, giusto? è una passeggiata denunciare, “non lasciate che uomo vi umili, vi offenda, ecc.”, “proteggetevi”. Si certo, proteggetevi, non mettete le minigonne, non sembrate disponibili, non parlate con gli sconosciuti, non uscite di casa, non alzate la voce, proteggetevi sennò vi ammazzano. Pensare di fare la paternale ai maschi, invece? no eh… Noi dobbiamo essere donne forti, i maschi non essere nemmeno in grado di gestire un rifiuto.

Qui ci si mettono anche i giornali, articolo scritto da una donna, che afferma che l’opera di educazione profonda va fatta sulle donne, che devono imparare a salvarsi. Non va fatta una educazione sui maschi, sia mai. Ecco qui l’articolo completo, se volete leggerlo e farvi venire l’ulcera: https://www.lastampa.it/cronaca/2023/06/01/news/al_paese_serve_unopera_di_educazione_profonda_dobbiamo_insegnare_alle_ragazze_a_salvarsi-12835420/

Questo è invece un altro articolo uscito oggi 1 giugno su La Stampa, che è esattamente ciò che dovrebbe essere scritto in tutti i giornali su questo tema: https://www.lastampa.it/editoriali/lettere-e-idee/2023/06/02/news/litalia_e_una_repubblica_macchiata_dai_femminicidi_ognuno_faccia_la_sua_parte-12837474/?fbclid=IwAR1418fuFw4wyikwVMrOaw1W-zQ4yn0tUC_laE8GGn-zDr-yPB8qbbbc7A4

Dai ragazze, fatevi del bene, andatevene! Certo, certo.

Stamattina poi mi sveglio ascoltando Radio24, come tutte le mattine, la rassegna stampa di Simone Spetia, non certo aspettandomi di sentire argomentare in modo corretto il femminicidio, no, non me l’aspettavo di certo, ma mi aspetto dai giornalisti che non esprimano opinioni senza aver prima studiato la materia, specie se ci sono donne molto preparate su quella materia, ma invece sul tema si citano 2 maschi.

Al che ho scritto una e-mail a Simone Spetia, che riporto qui:

“Buongiorno,

voglio commentare l’intervento dell’ascoltatrice che stamattina ha detto che potenzialmente siamo tutte in pericolo in una coppia: sono del tutto d’accordo.

Lei Simone ha reagito al solito modo maschile: ” Eh no ci sono anche maschi amorevoli, ecc”

Il problema è che tuttɜ, maschi e femmine, cresciamo nella cultura patriarcale.

È talmente pervasiva che ci siano abituatɜ.

Purtroppo non basta “non andare all’ultimo incontro chiarificatore” o “imparare a salvarci”, perché finché i maschi non iniziano anche loro a decostruire il patriarcato, non possiamo fare tutto noi donne.

Perché stamattina è stata citata solo un’intervista a Crepe (!!!) e a un magistrato maschio?

Perché non sono state citate donne esperte in materia di violenza maschile sulle donne come quelle dell’associazione D.I.R.E.? 

Perché non sono state citate le Survivor o chi ne ha avuto esperienza, di violenza e manipolazione??

Non ce la raccontiamo ancora che è difficile trovare donne che ne vogliono parlare in radio. Le esperte ci sono eccome.

Si dice che i maschi che uccidono è perché hanno vissuto un ambiente violento.

Allora io dico che questo “ambiente violento” nei confronti delle donne è ovunque.

Anche crescere in un ambiente dove la donna si occupa solo della casa, come fosse un automatismo, è un ambiente violento, sa.

Anche non chiamare a parlare le donne, nemmeno quando le cose le riguardano direttamente è violenza su di loro.

Anche dire “non siamo tutti così” è violenza, perché significa scaricare la responsabilità su altri, invece di mettersi a disposizione delle donne per risolvere insieme il problema.

Significa voler dare una opinione su un argomento su cui non se ne sa a sufficienza, continuando a perpetrare pregiudizi e discriminazione.

Il femminicidio è solamente l’atto estremo, che inizia con il catcalling, con il voler parlare al posto delle donne, con il dissociarsi dei maschi da chi ammazza la compagna, inizia scambiando foto di donne nude tra maschi credendola una goliardata, inizia non credendo a una donna che ti dice che è andata al raduno degli alpini ed è stata molestata. Inizia accusando di andarsela a cercare, inizia non essendo credute quando denunciamo, perché “signora, se l’è scelto lei e ora se lo tiene”.

Inizia quando ti chiedi “ma perché si mettono assieme a questo tipo di maschi?”

Notizia: non hanno il cartellino “maschio violento” e il 99% di noi ha avuto relazioni con maschi bugiardi, manipolatori e infantili.

Si, perché non inizia “al primo schiaffo” o alla prima violenza verbale, inizia con la prima bugia e con la convinzione che la donna nata per essere al servizio del maschio.

Dovremmo imparare a difenderci da tutto ciò? Allora consiglio di non fare mai coppia con un maschio, per precauzione.

La violenza inizia quando nessun maschio si sconvolge se è automatico che sia la compagna a fare le lavatrici o fare da mangiare.

Inizia quando obbligano madri separate a fare vedere i figli al padre violento, altrimenti passi anni di inferno tra CTU e processi. Inizia quando si cita IL Pm, o IL magistrato e poi il nome è quello di una donna.

Inizia volendo insegnare alle donne a difendersi e non insegnando mai ai maschi a prendersi le proprie responsabilità.

Inizia quando c’è un congedo di paternità di soli 10 giorni e dei figli se ne deve occupare per lo più la donna.

Inizia quando dobbiamo chiedere il part-time perché non ce la facciamo a gestire tutto e poi ci ritroviamo con la metà della pensione del compagno.

Inizia quando in emergenze come il COVID sono le donne a doversi licenziare per seguire i figli a casa in Fad.

Inizia quando si pensa che dare la pillola contraccettiva gratuita sia un pericolo.

Inizia quando si ha più a cuore il concetto astratto di “natalità” che la salute delle donne.

Inizia quando si fanno leggi che impediscono alle donne di fare ciò che vogliono con il proprio corpo e i propri organi.

Inizia quando è un maschio a dirti come comportarti quando hai le mestruazioni, che il dolore è normale e che si è “sempre fatto così”.

Inizia quando senti tutti i giorni che la donna deve essere bella, curata e sempre giovane, altrimenti chi ti vuole?

Inizia quando diciamo che è normale che se non gliela dai regolarmente lui si trovi un’altra.

Inizia quando qualsiasi cosa fai e dici in pubblico vieni giudicata per come sei vestita o per i capelli.

Inizia quando si chiama in causa “la madre” quando un uomo non si dà da fare in casa qualcosa. Il padre mai pervenuto.

Inizia quando sei convinto che alcune cose siano per natura adatte ai maschi e altre alle femmine.

Inizia quando le condanne per violenza di genere sono inferiori che le condanne per furto, ma la vita di una donna è rovinata per sempre.

Inizia quando leggi sui giornali che le attrici si fanno pubblicità quando accusano di molestie.

Inizia quando affermi queste realtà e sei costretta a dire “premetto che io ce l’ho con il patriarcato, non con i maschi”, altrimenti poverini si offendono.

Inizia quando nella tua città non ci sono monumento dedicati a nessuna donna, ma solo a maschi.

Inizia quando devi votare per l’elezione del Sindaco e i candidati sono al 90% maschi.

Inizia quando i direttori delle testate giornalistiche e radiofoniche sono al 90% maschi.

Inizia quando i grandi potenti della terra sono al 99% maschi.

Inizia quando non denunci perché sai che da lì in poi la tua vita sarà un inferno peggio che venire abusata.

Inizia quando sali su un treno e devi stare attenta che non ci siano solo maschi nel vagone.

Inizia quando al mattino devi pensare a come vestirti per non sentirti “troppo zoccola” o “troppo poco sexy”.

Inizia quando affidi il bambino che hai partorito ad un servizio anonimo che se ne prenda cura, e un ricco maschio bianco ti fa la paternale senza nemmeno conoscerti. Il padre, anche qui, non pervenuto.

La violenza inizia da tutto questo, e se non arriva al femminicidio è solo per “fortuna”.

Noi donne sopravviviamo per “fortuna” o perché in qualche modo ci difendiamo.

Vorremmo fare semplicemente la nostra vita e realizzarci come persone, e invece dobbiamo passare la vita a trovare i modi per difenderci e ad ascoltare consigli per difenderci.

Lo chiedo ancora una volta, quando parlate di violenza maschile sulle donne, chiamate a parlare le numerosissime donne esperte di questo argomento, astenendovi da dare opinioni, ma ASCOLTANDO.

Buona giornata.”

Chissà se mi risponderà. La volta scorsa gli ho scritto in merito ai commenti di Paolo Mieli sulle parole di Ambra Angiolini, che aveva affermato che è sufficiente la parità salariale, anche se ci si appella alle donne professioniste con vocaboli al maschile. Anche allora i commenti erano inappropriati e a dare il loro esperto parere erano come al solito tutti maschi.

Non aggiungo altro, se non che sui social e sui media, giornali e TV continuano ad apparire orrori e violenze nei confronti delle donne, da persone infarcite di patriarcato (la maggior parte). Nel frattempo ieri è stata uccisa una poliziotta dal collega, con l’arma di ordinanza.

L’avvocato di Alessandro Impagniatiello ha già affermato che l’assassino è scosso, provato, si sta rendendo conto solo ora di ciò che ha fatto, così apriamo subito la possibilità dell’infermità mentale, è stato “il raptus” ad uccidere, non lui. Poi mettiamolo in uno dei nuovo centri di riabilitazione per uomini maltrattanti, in modo da insegnargli come comportarsi. Mi chiedo perché non si fa lo stesso con le persone che rubano oppure per i maschi che uccidono maschi. Bo.

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