Non avevo mai provato a fare un cammino di più giorni, non vedevo l’ora di partire e mi ero studiata bene le tappe ed i percorsi: il cammino degli Dei volevo farlo in solitaria, nel silenzio dei boschi, godendomi i panorami e la via senza chiacchiere di sottofondo. Non è andata esattamente così, ma questa Via degli Dei è stata ancora più bella di quanto mi aspettassi, da tutti i punti di vista.
Leggi qui perché ho scelto la Via degli Dei

Volevo anche staccare da Internet, da Facebook, dal cellulare, mi ero ripromessa poche foto per risparmiare batteria, ma già appena partita non ho resistito a condividere la mia gioia, a pochi metri da casa, con la mia amica Lisa.

Cammino degli Dei, la partenza

Lo zaino si sentiva un po’, faceva già caldo alle 8 di mattina, la mia caviglia che tenevo d’occhio da un po’ qualcosa mi diceva, ma via tutte le preoccupazioni, volevo godermi ogni istante di questo viaggio.
La sera prima ero così presa dalla lista di cose da mettere nello zaino, un po’ inconsuete per me che non avevo fatto mai un cammino a piedi, che mi ero dimenticata le mutande! E meno male che me ne sono ricordata poco prima di partire, ma forse sulla Via degli Dei avrei trovato da condividere pure quelle 😀
Leggi qui cosa portare sulla Via degli Dei.

Partire direttamente da casa a piedi è stato bellissimo, mi sentivo già su un altro pianeta, la gente mi guardava strano, per non parlare di come mi sentivo una aliena in centro a Bologna, tra ragazzine che facevano shopping coi tacchi alti! Il senso di libertà, di sentirsi diversi, sani, energici, sale a mille in queste situazioni.

Arrivata a bologna alle 11.30 mi sono avviata verso i portici di San Luca, e così inizia la prima salita: faceva molto caldo, e lì, contando i portici dal numero 1 al numero 666, inizi a chiederti “Ma che cosa sto facendo?? Fino a Firenze a piedi?? Ma perché??”. E la prima tappa è un continuo alternarsi tra panorami stupendi che ti ricordano perché lo stai facendo, e domande che fai a te stesso del tipo “Ma perché non mi faccio mai una vacanza come le persone normali??”

Portici di San Luca Bologna via Degli Dei
Portici di San Luca, Bologna, Via Degli Dei

Quando arrivi a darti definitivamente del pazzo per quello che stai facendo, specialmente sulle salite più impegnative, arrivi finalmente in cima e ti esplode la gioia dentro, ogni passo è una piccola conquista, le difficoltà, il caldo, la sete, il dolore alle gambe ed ai piedi, il peso dello zaino, non esistono più.

La parte bella del cammino arriva dopo dopo il Santuario di San Luca (comunque stupendo), quando inizi a lasciare l’asfalto per percorre dei primi boschi, poi nelle successive tappe si inizia a godere veramente del contatto con la natura, finalmente.

Santuario di San Luca Bologna Via degli Dei
Santuario di San Luca, Bologna, Via degli Dei

La prima tappa è davvero la più impegnativa e meno entusiasmante, a parte gli ultimi km prima di Firenze, dove sai che il tuo viaggio è quasi finito e ti sale la depressione perché stai tornando alla civiltà.
Il tratto della prima tappa accanto al Reno è stato abbastanza un incubo, io l’ho percorso sul lato sinistro, quasi tutto sotto al sole, in mezzo a sabbia, solchi lasciati dalle piogge, e zanzare affamate. I miei compagni di viaggio, che ho incontrato dopo, hanno fatto il lato destro del Reno, ma non ha entusiasmato nemmeno loro.

La prima tappa procede lungo una interminabile strada di ghiaia, accanto all’Oasi Naturale di San Gherardo, per poi arrivare di nuovo sull’asfalto, dove ero sudata, divorata dalle zanzare e quasi senza acqua: quando ho visto un cartello “Fontana, servitevi pure” e una famiglia nel suo orto seduta a chiacchierare che mi invitava ad abbeverarmi, mi è venuto da piangere di gioia! Come ripeto, la Via degli Dei si può chiamare anche via della condivisione!

Ci sono numerose regole che ho imparato lungo il cammino, ed una di queste è: quando pensi di essere arrivato e sei stanchissimo, stai sicuro che c’è una ultima salita da fare!
E’ stato così per quasi tutte le tappe, ma questo ti fa apprezzare ancora di più l’arrivo nelle ospitalità, che si aprono davanti a te come paradisi terrestri! E’ stato così arrivare all’azienda Agricola Terranova dei Noccioli, a Monzuno (dove volevo morire quando vedevo l’ennesima salita su asfalto), e un po’ in tutte le ospitalità.

Salite sulla via degli de

Il bello della seconda tappa è assolutamente il Monte Adone, da dove si gode un panorama mozzafiato e ti senti il padrone del mondo. Lì le tue gambe sono ormai rodate, io lo zaino non lo sentivo più, sentivo l’energia data dal camminare da due giorni, una sensazione bellissima in cui ti senti sana, pronta a tutto.
Salendo su Monte Adone mi sono chiesta come facessero però a farlo con la pioggia: il terreno è molto sabbioso e sassoso, qualcosa che appena umido diventa scivolosissimo, dunque complimenti a chi ci è salito col bagnato.

Il brutto della seconda tappa sono i km in salita sull’asfalto per arrivare a Monzuno, e qui impari un’altra regola del cammino: i km sull’asfalto sembrano molto più lunghi rispetto ai km nel bosco.

Il terzo giorno la partenza da Monzuno è in salita, ma per fortuna subito in mezzo ai campi, e qui si incontra una cosa bellissima: un Museo Parco d’Arte, una zona costellata di installazioni artistiche nella natura, una ex stalla decoratissima, un libro dove lasciare la propria firma, una casa dove era tutto aperto e pieno di opere d’arte in corso d’opera ma dove purtroppo non ho incontrato l’artista. Un posto magico comunque, specie per me che amo l’arte, perché vedere arte e natura assieme è qualcosa di spettacolare.

Qui ho incontrato per la prima volta altre due meraviglie della natura: Fabio e Alessandro, che sono poi diventati miei compagni di viaggio, ma che inizialmente ho “sfruttato” solo per una foto, salutandoli e continuando da sola il cammino. Ho percorso un magico boschetto, con ponticelli di legno, ruscelletti, per poi arrivare in uno stupendo paesino: le Croci.
Quanta pace e quanta bellezza in queste poche case in sasso! Tutto il paese era racchiuso in 2 curve e si concludeva con una bella fontanella.

Le Croci Via degli Dei
Le Croci, Via degli Dei

Qui mi sono abbeverata e rifocillata, poi sono arrivati di nuovo i miei futuri compagni camminatori, con cui ho scambiato due parole, poi loro hanno proseguito. Mi sono goduta un altro po’ di cammino da sola, passando sotto alle maestose pale eoliche di Monte Galletto, per poi re incontrarli in un altro punto panoramico, dove ho deciso di chiedergli compagnia per il pranzo. E chi se lo immaginava che mi facessero il risotto in mezzo a un campo?? Lì mi sono innamorata di loro, tanto da abbandonare la mia idea di cammino in solitaria e di pregarli poi gli ultimi gironi di entrare a Firenze tutti assieme, fino alla fine dell’ultima tappa. Che cosa non fa la buona cucina! 😀

E fu così che da camminatrice solitaria diventai gruppo, perché a Madonna dei Fornelli siamo arrivati al B&B da Romani, e lì è impossibile non conoscere gli altri camminatori, ci si ritrova nel giardino a chiacchierare e cenare tutti assieme, si dorme in camerata, si inizia a condividere tutto, bellissimo!

Da lì il viaggio è proseguito anche con Davidone ed Alessio, altri due ragazzi simpaticissimi con cui il cammino è andato avanti tra risate, espressioni di stupore ad ogni bel paesaggio, foto di gruppo, abbracci agli alberi , chiacchierate con le mucche, ed anche momenti di silenzio, il che mi ha fatto apprezzare tantissimo la loro compagnia.

chiacchiere sulla via degli dei
Davidone che chiacchiera con le mucche – foto di Fabio Carini

La tappa tra Madonna dei Fornelli e la Futa è forse la più bella, quasi interamente in bellissimi boschi, alternati a prati stupendi e paesaggi da sogno. In questa tappa si passa il confine con la Toscana e si tocca anche il punto più alto del cammino, le Banditacce, a 1200 m di altezza. Si inizia a pensare a quanta strada è stata fatta, che pian pianino il cammino avanza, che alcuni step fatti non ritorneranno, ed ho provato un po’ di malinconia.

Il cammino degli Dei
Il cammino degli Dei – foto di Alessandro Peraio

Per fortuna eravamo in quel momento un bel gruppetto, c’era Marco, Dario, Corinna, abbiamo incontrato altri giovani camminatori e ci siamo divertiti con i selfie e le foto di gruppo. Il bello della Via è che ognuno la fa come gli pare. Chi vuole andare avanti a camminare va, come Alessandro che metteva il turbo in salita e lo ritrovavamo in vetta, o come Davidone che se la prendeva con calma. Come Dario che ha fatto solo 3 tappe per poi tornare a casa per altri impegni, o Corinna che ha accelerato ed è arrivata a Firenze io giorno prima rispetto a noi.

Io stavo in gruppo quando volevo stare in gruppo, e camminavo da sola quando volevo apprezzare il silenzio, ma era bellissimo anche camminare in gruppo, in fila indiana, tutti in silenzio, sapendo che probabilmente stavamo tutti pensando a quanto fosse bello il cammino che stavamo facendo.

Quando sono ripartita dalla Futa, la mattina dopo, ho iniziato a sentire che si stava scendendo, abbiamo superato la metà, si scende nella civiltà, e non volevo più uscire dal bosco.

Via degli Dei tra Emilia Romagna e Toscana
Via degli Dei tra Emilia Romagna e Toscana

Ma lungo la Via degli dei c’è sempre da stupirsi un po’ di tutto, e al passo dell’Osteria Bruciata si trova persino una “scatola della condivisione”, in cui si può prendere quello che c’è e che serve, e lasciare altro che può servire ad altre persone, si trovano caramelle, barrette energetiche, fazzoletti, creme, shampoo, assorbenti, medicinali. Parola d’ordine sul cammino degli Dei: condivisione! E che ve lo dico a fare…

Questa quinta tappa fino a Tagliaferro è stata abbastanza impegnativa a lunga, e ammetto che abbiamo preso l’autobus tra sant’Agata e san Piero a Sieve, un po’ per non fare un lungo tratto di asfalto sotto al sole, un po’ perché sembravamo una truppa di soldati appena uscita dalla guerra, tra ginocchia doloranti e piedi pure. Meno male che esiste un luogo come la Fattoria Tagliaferro in cui abbiamo passato una bellissima serata in compagnia, con annessa torta di compleanno del padrone di casa.

Da Tagliaferro a Vetta le Croci poi è un attimo, ormai il fisico si è abituato a camminare, lo zaino non si sente più, io ero lanciatissima, avrei camminato per un altro mese!
Da Vetta le Croci si inizia a vedere il punto di arrivo del cammino, Fiesole e Firenze. E’ un bellissimo panorama, ma evitavo di pensare che dopo un paio di giorni sarei arrivata lì e il cammino sarebbe finito.

I miei compagni di viaggio hanno scelto di fare un’ultima notte intenda all’aperto a Poggio Pratone, mentre io andavo a dormire dagli Ospitalieri Via degli dei, ma li ho invidiati veramente mentre mi mandavano le foto del loro accampamento, con il panorama, le stelle e la pace che ci deve essere stata. Mi sono ripromessa, per il prossimo cammino, di farlo anch’io più selvaggio e di non farmi mancare assolutamente una notte così…chi se ne frega delle comodità? Tutto quello che ci serve è nello zaino.

Da Poggio Pratone, nell’ultima tappa, è tutta discesa, ed è in discesa anche l’umore. Ringrazierò sempre l’allegria dei miei compagni di viaggio che ha tenuto su l’atmosfera fino alla fine, perché io stavo sempre lì lì con le lacrime a vedere Firenze avvicinarsi.

Fiesole Via degli Dei
Fiesole, Via degli Dei

L’arrivo in Piazza della Signoria è stato durissimo, io avevo 20 km già alle spalle e ci siamo fatti tutto l’arrivo in città sull’asfalto.
Eravamo arrivati…vedere Palazzo della Signoria era assieme una gioia e un dolore, in quel momento sono scese le lacrime e ci siamo abbracciati.

Tempo di bere una birretta assieme, altre quattro chiacchiere, e ci siamo avviati assieme in stazione per i vari treni, chi tornava a Prato, chi tornava sul lago Maggiore, ed io a Vicenza. I vari pezzi del gruppo si stavano sfaldando, ed io pensavo a quanto è incredibile essersi affezionati così tanto in soli pochi giorni assieme.

Ma sono giorni così intensi, così pieni, che sembrano dei mesi assieme. La Via degli Dei è davvero magica, unisce, lenisce e ti rimane stampata dentro.
Credo sia così un po’ per tutti, avendo visto i vari post di chi l’aveva già fatta e di chi la sta vivendo ora, con i quali mi sento partecipe perché mi sembra un po’ di riviverla, mentre guardo e riguardo le foto della mia avventura.

Non so se sia così per tutti i cammini, ogni esperienza è a sé, so che mi sento fortunata per tutto quello che ho e che ho avuto: un corpo che mi ha permesso di vivere questa avventura, un paese bellissimo tutto da scoprire e di cui meravigliarsi, delle persone con cui condividere tutto questo.
Al prossimo cammino!

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