Uno dei moduli formativi a cui ho partecipato nel primo anno di formazione di Tecnico del restauro è stato quello di studio e creazione del mosaico antico, grazie alla docente restauratrice Alessandra Costa.
Il modulo ha interessato le tipologie di mosaico antico, le tecniche di creazione di un mosaico e i metodi di restauro del mosaico.
Ho realizzato un mosaico partendo dalla creazione su un supporto provvisorio su tavoletta in eraclit e allettamento su grassello, provvedendo al taglio delle tessere lapidee con gli appositi strumenti tradizionali dei maestri lapicidi.
Ho quindi imparato come fare un mosaico con la tecnica antica, ed è stato veramente molto interessante.
La tecnica del mosaico su supporto provvisorio
Per realizzare questo lavoro ci siamo basati sulla tecnica ravennate del metodo diretto su supporto provvisorio, elaborata dai mosaicisti ravennati guidati da Roberto Signorini.
Con questo metodo il mosaico viene eseguito su un supporto provvisorio, nel nostro caso composto di solo grassello adagiato su un supporto in eraclit, sul quale abbiamo riportato un disegno 1:1 delle tessere tramite carta velina e pennarello non permanente.
Il mosaico viene poi coperto con strati di garza incollati perfettamente, staccato dal supporto in grassello, ripulito poi dalla colla e allettato nel supporto definitivo di malta.
Le fasi di lavoro: analisi del soggetto del mosaico
Per prima cosa, dopo aver ricevuto l’immagine da realizzare, abbiamo fatto una analisi dei campi cromatici e degli andamenti delle tessere del mosaico, per imparare a leggerlo correttamente e capire la tecnica esecutiva originale, oltre che per distinguere i vari materiali e colori utilizzati, osservando sia le tessere che gli interstizi.
Abbiamo poi realizzato tramite rilievo a contatto una copia esatta del mosaico, completo di tutte le tessere, su carta da lucido, con un pennarello permanente a punta fine.
Abbiamo segnato le tessere nere con un puntino, per distinguerle dalle altre, anche perché le tessere nere definivano gli andamenti principali del profilo del soggetto.
Abbiamo poi utilizzato una carta velina per riprodurre il disegno a rovescio, con pennarello non permanente all’acqua e sul lato lucido della velina, in modo da poterlo poi “stampare“ sul grassello.
La preparazione delle tessere del mosaico
Una volta preparato il disegno e studiato i materiali e colori dell’originale, abbiamo preparato le tessere.
Lo studio dell’originale ci è servito per capire le dimensioni delle tessere che avremmo dovuto poi utilizzare, e la loro forma rettangolare, quadrata e triangolare per gli angoli.
Le tessere nei manufatti musivi possono essere vitree o lapidee, per lo più in roccia calcarea e vengono scelte per il loro colore e lavorabilità.
Avevamo a disposizione diversi materiali come travertino, marmi e pietre vitree, che vengono forniti in stecche per poi essere tagliate con martellina e tagliolo.
La martellina è dotata di un lato di taglio in widia per le tessere vetrose e gli smalti e un lato in acciato per le tessere lapidee.
E’ stato interessante imparare ad utilizzare questi strumenti per cercare di ottenere le forme desiderate per le tessere, dosando la forza, imparando la postura e come tenere la pietra da rompere.
Ho notato i diversi modi in cui si frantumano i diversi materiali, a seconda che abbiano venature interne, che siano porosi o duri, ed il taglio cambia anche a seconda del lato in cui si cala la martellina.
Ho dunque imparato ad apprezzare ed ammirare gli esperti mosaicisti che sanno tagliare le tessere della forma desiderata con velocità e precisione, un lavoro per nulla facile!
Abbiamo preparato una abbondanza di tessere, osservando sempre la forma delle tessere originali, e le abbiamo riposte in piattini, suddivise per colore.
Per il mio lavoro ho utilizzato i seguenti materiali:
- Nero del belgio
- Rosa Verona
- Grigio bardiglio
- Bianco Verona
- Biancone
- Travertino rosso
- Rosso laguna
- Pietra vitrea verde M13 S. donà
La preparazione del supporto provvisorio per il mosaico
Siamo passati poi a preparare il supporto.
La base è un pannello in eraclit, un materiale composto da lana di legno utilizzato nell’edilizia come fonoassorbente, leggero e adatto a mantenere l’umidità.
Abbiamo bagnato bene il pannello in eraclit, in modo da prepararlo ad accogliere il grassello liberando lentamente l’umidità, così da consentirci di mantenere a lungo morbido il grassello.
Sopra all’eraclit abbiamo steso uno strato di grassello di calce di circa 2cm, spianandolo per bene, creando una superficie il più possibile liscia.
Il grassello è il prodotto derivato dalla cottura di rocce calcaree, a circa 900 gradi, creando calce viva che poi viene spenta tramite acqua in vasche apposite, e lasciato stagionare.
Ne viene fuori un materiale della consistenza della panna da cucina, utilizzato, assieme ad un aggregato o interte (sabbia, cocciopesto, pozzolana, ecc) per creare la malta.
Nel nostro caso abbiamo utilizzato solamente il grassello, senza unirlo ad un legante, in modo da creare uno strato morbito in cui allettare le tessere.
Il nostro grassello steso sull’eraclit assume dunque il ruolo di strato di allettamento delle tessere.
Abbiamo steso il grassello in due strati, il primo schiacciandolo bene sul pannello in eraclit con la cazzuola, facendolo penetrare nelle fibre, per farlo aggrappare bene, il secondo strato, dopo circa 10 minuti, più morbido, ma planare ed omogeneo.
Abbiamo spianato bene la superficie del grassello, e poi l’abbiamo lasciato riposare per circa mezz’ora, in modo che si creasse sulla superficie uno strato lucido ma senza troppa acqua, pronto ad accogliere il disegno preparato sulla velina.
Con attenzione abbiamo riportato tutto il disegno facendo aderire al grassello la velina con il disegno a pennarello, stampando così tutte le tessere.
Lo “stampaggo“ del disegno tramite la velina è abbastanza delicato, perché se il grassello è troppo bagnato l’inchiostro si espande, rendendo confuso il disegno. Se invece c’è poca acqua, il disegno non si stampa bene.
Bisogna premere delicatamente con la mano per far aderire la velina, ma senza trascinare troppo, altrimenti l’inchiostro si sbava rendendo incomprensibili le tessere.
Composizione del mosaico
Dopo questo passaggio si può procedere ad inserire le tessere già preparate nel grassello, seguendo il disegno riportato.
Le tessere vanno inserite per 1/3 della loro altezza, senza schiacciare troppo per non farle sprofondare, ma cercando di ottenere una planarità in tutto il lavoro.
Con pazienza si vanno a selezionare le tessere della forma giusta da quelle già tagliate, seguendo i campi cromatici e gli andamenti del soggetto. Si possono anche tagliare ulteriormente le tessere cercando di ottenere una forma ancora più precisa.
Abbiamo proceduto con il profilo dell’uccellino, seguendo gli andamenti, e poi con i riempimenti, fino ad ultimare il mosaico il più possibile.
Lo stacco del mosaico dal supporto
Dopo qualche settimana abbiamo proceduto con lo stacco del mosaico dal supporto provvisorio per inserirlo nel supporto definitivo.
Per effettuare lo stacco, occorre incollare una garza chiamata tarlatana sulla superficie del mosaico, bagnandolo prima, con colla di coniglio oppure con colla vinilica.
La tarlatana è una garza in lino a trama larga, elastica, che si adatta bene al profilo delle tessere per aderire su tutte.
Vanno messi due strati di tarlatana, uno alla volta, uno nel senso della trama e uno nel senso dell’ordito, passando bene col pennello intriso di colla sulla superficie, picchiettando col pennello in modo che la colla penetri negli interstizi incollando bene le tessere e lasciando asciugare la colla tra uno strato e l’altro.
La colla utilizzata deve essere reversibile e non deve rovinare le tessere.
Alcuni di noi hanno usato la colla da legatoria, che si presta meglio poi ad essere pulita dalle tessere, io ho usato la colla vinilica, che ha aderito bene, ma ho fatto molta più fatica poi a toglierla nella fase successiva.
Una volta che la colla si è asciugata bene, si può staccare il mosaico dal supporto, agendo inizialmente con una cazzuola per staccarlo dall’eraclit, togliendo le parti di grassello secco che si staccano quasi da sole, e poi rovesciandolo con l’aiuto di pannelli in legno per pulire le tessere dal grassello e dalla colla anche negli interstizi, con pennello, pinzetta, bisturi e tanta pazienza.
Il supporto definitivo per il mosaico
Abbiamo poi sperimentato diverse composizioni di malta per creare il nuovo supporto per il mosaico.
La cosa da tenere presente è che la malta di allettamento deve essere 1:2, con sabbia a granulometria fine per non disturbare l’alloggiamento delle tessere, che fanno esse stesse da aggregato.
Io ho scelto di utilizzare una miscela di sabbia e marmo giallo oro in rapporto 1:1 per avere un supporto dalla tonalità calda, secondo me adatto al soggetto, che anche se poi verrà coperta dalla malta di stuccatura, magari può essere visibile in alcuni punti.
La malta di allettamento va posta sul supporto seguendo il profilo del disegno, nel nostro caso, con una altezza di circa 2 cm, stendendo prima uno strato su tutto l’eraclit bagnato, premendo per far aggrappare la malta, e poi creando lo spessore sagomandolo come il soggetto.
E’ bene applicare la malta anche sul lato delle tessere, in modo che penetri bene negli interstizi, e mantenere ruvida la malta di allettamento, per farle aggrappare bene.
Si procede dunque ad appoggiare il mosaico sulla malta di allettamento, premendo in modo uniforme così da far sprofondare le tessere quasi totalmente, in modo che spuntino dalla malta con 1-2 mm, appiattendo bene il mosaico in modo uniforme.
A questo punto, dopo aver lasciato asciugare anche per un paio di giorni in modo che le tessere siano ben fisse sulla malta di allettamento, si può procedere a togliere la tarlatana, bagnando la superficie con acqua calda, in modo da far sciogliere la colla, e togliendo la tarlatana partendo dagli angoli.
Si procede poi a pulire bene tutti gli interstizi e le tessere dalla colla usando pinzette, bisturi e bagnando per ammorbidirla, cosa che con la vinavil è stata una operazione abbastanza lunga.
Il bordo della malta di allettamento che sporge dal disegno va poi sagomato e abbassato, perchè poi verrà coperto con la malta di contorno.
Si procede poi a dare la malta di contorno, nel mio caso in rapporto 1:2 e composta, oltre che dal grassello, da cocciopesto per 1/4, nero per 1/4 e polvere giallo oro per 1/2, di granulomentria fine ma variabile.
L’effetto che volevo ottenere era una tonalità calda in cui spiccassero i puntini di nero e di cocciopesto.
Per far emergere gli aggregati della malta di contorno ho eseguito numerose spugnature, con la spunga apposita, che contribuiscono ad abbassare il grassello e far emergere le parti di aggregato.
Vanno controllati bene i bordi del mosaico, in modo che la malta di contorno non copra le tessere, che devono spuntare uniformemente di pochi millimetri.
Va poi preparata la malta di stuccatura, una boicchetta più liquida, in rapporto 1:1 che io ho scelto di comporre con 4/5 di giallo oro e 1/5 di cocciopesto, per renderla calda e uniforme come la malta di contorno.
La malta di stuccatura va posta sopra alle tessere facendola penetrare negli interstizi, e vanno poi pulite bene le tessere spugnandole, ed anche i bordi delle stesse.
Per completare e infine rendere gradevole l’insieme, ho scelto di dipingere il bordo del mosaico originario con l’acquerello, direttamente sulla malta, per dare l’idea del mosaico originale.
Il lavoro nel complesso mi è piaciuto molto, i passaggi sono molti e consentono di mettere mano su diversi materiali, dalle pietre, alle paste vitree, alla malta e alle sabbie.
Mi sono resa conto della complessità che sta dietro alle opere musive e di quanta maestria dovesse servire per realizzarle.
Non è assolutamente semplice realizzare le tessere delle dimensioni volute, ci vuole parecchia conoscenza dei materiali ed abilità manuale, oltre che occhio per l’accostamenteo dei colori e per la realizzazione anche delle malte.
E’ stato interessante provare ad ottenere diverse tonalità di malta a seconda delle percentuali di aggregato, provando ad aggiungere sabbie e pigmenti, notando quanto il cocciopesto colori la malta, imparando che va assolutamente lavato prima di inserirlo nel grassello.
Purtroppo già alcune crepe stanno attraversando la malta di contorno, sarà per la granulometria troppo fine degli aggregati? Sarà per l’asciugatura troppo veloce della malta?
Lo studio continuerà.
Ed ecco il risultato finale: