Sofonisba Anguissola: vita e opere

Sofonisba Anguissola

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Sofonisba Anguissola fu una pittrice manierista eccezionale, soprattutto perché seppe affermarsi in un periodo storico in cui alle donne era quasi impossibile intraprendere carriere artistiche.

Nata intorno al 1535 a Cremona, crebbe in un ambiente particolarmente attento all’istruzione grazie al padre, Amilcare Anguissola, che la sostenne nello studio del disegno e della pittura. Riuscì così a formarsi con maestri rinomati come Bernardino Campi e Bernardino Gatti, distinguendosi presto per la sua abilità ritrattistica.

I rapporti con Michelangelo

La prima svolta importante nella sua carriera giunse quando incontrò, ancora giovanissima, il grande Michelangelo Buonarroti.

Le cronache raccontano che il maestro, per metterla alla prova, le chiese di realizzare un’opera che trasmettesse forti emozioni. Sofonisba dipinse un fanciullo piangente, secondo alcuni morso da un granchio, con tale espressività da guadagnarsi l’ammirazione di Michelangelo.

Sofonisba Anguissola - "Fanciullo morso da un gambero"
Sofonisba Anguissola – “Fanciullo morso da un gambero”, disegno a carboncino su carta (cm 33 x 38) – Museo di Capodimonte, Napoli – Pubblico dominio: https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Sofonisba_Anguissola_-Asdrubale_Bitten_by_a_Crawfish-_WGA00698.jpg

Sebbene non esista un documento con le parole esatte del maestro, molte testimonianze riferiscono che la definì “dotata di grazia nel ritrarre le passioni umane”. Questo episodio consolidò la sua reputazione come ritrattista di eccezionale sensibilità.

Sofonisba Anguissola a Madrid

Nel Cinquecento, tuttavia, la formazione delle donne era gravemente ostacolata da pregiudizi e limitazioni sociali. Solo poche fortunate potevano accedere a un apprendistato o ricevere un sostegno adeguato.

Sofonisba, grazie alla protezione familiare, ebbe l’occasione di farsi notare in diversi ambienti nobiliari del Nord Italia.

Fu così che venne chiamata alla corte spagnola di Madrid (1559-1560) per servire Elisabetta di Valois, terza moglie di Filippo II. In questo ruolo, oltre a dipingere la regina e altri membri della famiglia reale, affinò ulteriormente il suo stile, caratterizzato da eleganza, cura dei dettagli psicologici e armonia dei colori.

I matrimoni di Sofonisba Anguissola

Dopo alcuni anni in Spagna, Sofonisba sposò il nobile siciliano Fabrizio de Moncada e si trasferì in Sicilia, dove continuò a dipingere.

In seguito, rimasta vedova, intraprese un secondo matrimonio con Orazio Lomellino, nobile genovese. In teoria avrebbe dovuto attendere l’autorizzazione del re di Spagna, data la rendita che ancora percepiva dalla corona, ma preferì sposarsi prima di ottenere la risposta. Filippo II, venuto a conoscenza delle nozze, rispose ironicamente che avrebbe concesso il permesso, anche se era “ormai troppo tardi”. Nonostante la mancata formalità, il re continuò a mostrarle stima, e Sofonisba non vide ostacolati i suoi privilegi.

Nel periodo trascorso tra Genova e la Sicilia, si dedicò comunque alla pittura, pur avendo uno stile di vita più libero, anche per l’assenza di figli. Sul finire della sua esistenza, scelse di stabilirsi a Palermo, dove visse una serena vecchiaia fino alla morte, avvenuta il 16 novembre 1625, all’età di circa 97 anni. Fu sepolta nella chiesa di San Giorgio dei Genovesi, con un epitaffio che ne celebrava talento e ingegno.

La visita di Van Dyck

Un altro episodio memorabile riguarda il giovane pittore fiammingo Antoon van Dyck, che la visitò intorno al 1624. Nonostante Sofonisba fosse ormai molto anziana e quasi cieca, lo accolse con prontezza di spirito, dandogli consigli di pittura. Van Dyck ne rimase affascinato, tanto da annotare che aveva imparato più da quella “donna cieca” che dalle opere dei grandi maestri studiati in precedenza.

Realizzò anche un veloce schizzo di lei, conservato al British Museum di Londra, e riferì che Sofonisba, pur con qualche difficoltà visiva, aveva ancora una “mano ferma”, capace di tracciare tratti decisi.

I ritratti di Sofonisba Anguissola

Sofonisba dipinse sia ritratti di corte, tra cui quelli di Elisabetta di Valois e di altri membri della famiglia reale spagnola, sia composizioni più intime e familiari, come il celebre Ritratto delle sorelle che giocano a scacchi.

Prese anche parte a un processo di modernizzazione della ritrattistica, introducendo maggiore attenzione per gli aspetti psicologici e per i dettagli degli abiti e degli sguardi.

Celebre fu la menzione che di lei fece Giorgio Vasari nella seconda edizione (1568) delle Vite de’ più eccellenti pittori, scultori e architettori. Pur non dedicandole un capitolo ampio come ai grandi maestri maschi, ne lodò l’originalità e la grazia. Questo riconoscimento contribuì a preservare la sua memoria nel tempo.

La riscoperta di Sofonisba Anguissola

Tuttavia, secoli dopo la sua morte, il nome di Sofonisba Anguissola venne a lungo trascurato dalla storiografia artistica. Solo nel Novecento cominciò un’intensa riscoperta della sua figura: Cremona le dedicò una mostra importante nel 1994, e di grande rilievo fu anche la retrospettiva del Museo del Prado nel 2019, che la mise a confronto con un’altra pittrice rinascimentale, Lavinia Fontana.

Grazie a queste iniziative e agli studi recenti, Anguissola è stata finalmente riconosciuta come una delle pittrici più illustri del Cinquecento, nonché un modello di emancipazione femminile in un contesto artistico dominato dagli uomini.

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