Marco Aurelio salì al trono imperiale di Roma nei 161, dopo Adriano, e fu imperatore, filosofo della corrente dello stoicismo e scrittore.
Statua equestre di Marco Aurelio
La statua equestre di Marco Aurelio è una delle opere più famose della storia dell’arte ed è stato oggetto per secoli di ammirazione da parte degli artisti e di emulazione.
E’ un gruppo bronzeo originariamente dorato alto più di 4 m di cui ignoriamo la primaria sistemazione.
Tuttavia sappiamo che nel Medioevo questo gruppo si trovava in Laterano e poté conservarsi, contrariamente ad altre statue bronzee, perché era ritenuto il ritratto del primo imperatore cristiano, Costantino.
Nel rinascimento Michelangelo lo collocò al centro della piazza del Campidoglio creandogli attorno un grandioso scenario, e la statua equestre di Marco Aurelio divenne il fulcro di tutta l’articolazione dello spazio.
Marco Aurelio fu un imperatore salito al potere nel 169 d.C., dopo la morte di Antonino il Pio, e pare che questo gruppo risalga ai primi anni del suo regno.
Il Marco Aurelio a cavallo segue quello che è ormai l’iconografia tipica dell’Imperatore filosofo, cioè una persona colta, che sa di letteratura, filosofia, matematica, come fu per Adriano e per Marco Aurelio. Questo tipo di iconografia era già presente prima di Marco Aurelio e le sue caratteristiche sono gli occhi profondi, ombreggiati, cosa che sottolineava lo sguardo e dava idea di meditazione, lineamenti decisi, coloristici, solitamente la barba, la chioma mossa da riccioli fitti, e il corpo con caratteristiche precise: solitamente l’Imperatore filosofo non è vestito con l’abito militare ma con la tunica, i gesti sono lievi e improntati da autorità.
La mano sinistra è tenuta in baso e stava probabilmente reggendo qualcosa, forse una sfera.
L’altro braccio è sollevato nell’atto di quella che definiamo adlucatio, che è il discorso, sta arringando.
Noi sappiamo che il ritratto equestre ha origini molto lontane (ricordiamo il Cavaliere Rampin), originariamente è concepito come un ritratto che nobilita il personaggio raffigurato in quanto originariamente il cavallo era simbolo di distinzione e di ricchezza.
Il ritratto equestre nell’antichità è stato quindi più volte utilizzato e abbiamo notizie di famose statue equestri, uno dei più famosi, che è andato perduto, era quello di Alessandro Magno scolpito da Lisippo, rappresentato mentre va in battaglia. Ci è arrivato solo una piccola copia romana che ha ispirato poi numerose sculture romane.
Colonna Aureliana
La colonna Aureliana venne innalzata dal figlio di Marco Aurelio, Commodo, ed è databile tra il 180 e il 193 d.C.
La colonna Aureliana sorgeva nel Campo Marzio e questo era il luogo in cui venivano cremati i corpi degli imperatori.
A differenza della colonna Traiana non era sistemata tra edifici, ma è una colonna che viene posta su un alto basamento e si trova in una piazza aperta.
All’interno è percorsa da una scala a chiocciola e culminava con una statua di Marco Aurelio, la quale venne perduta e sostituita con l’immagine di S.Paolo, sotto il pontificato di Sisto V nel 1590.
La colonna Aureliana è costruita in marmo di Luni, è alta 100 piedi come la colonna Traiana ed è coperta da un fregio di 21 giri, che consente un rilievo con figure più alte rispetto a quelle traianee.
La colonna Aureliana ha lo stesso intento celebrativo e vengono narrate le gesta di Marco Aurelio contro i Germani e contro i Sarmati sul confine Danubiano. Ci sono profonde differenze tra le colonne nella scelta degli episodi narrati, oltre alle rappresentazioni di battaglia, sacrifici, appaiono anche eventi miracolosi, come i miracoli della pioggia e dei fulmini, grazie ai quali l’esercito viene salvato.
Queste differenze iconografiche sono sintomo di tempi ormai mutati ed evidenziano le profonde agitazioni spirituali che sfoceranno poi nel Cristianesimo.
Anche dal punto di vista tecnico vediamo che si fa un grande uso del trapano, quindi l’utilizzo del trapano crea passaggi di luce violenti e le figure sono rappresentate sempre più agitate, concitate e quindi espressive ed è evidente ormai quanto siano lontani dagli ideali della classicità.
Le immagini dei barbari rivelano spesso una drammaticità molto violenta e coinvolgente. Ad essi si oppone la figura di Marco Aurelio, saggio, con il volto segnato da rughe profonde.
osserviamo che sempre più frequentemente la figura dell’Imperatore viene rappresentata completamente frontale e questo dipende dall’influenza dell’arte provinciale romana, che si fa sentire all’interno di Roma stessa.
Osserviamo che questa frontalità della figura è legata ad un concetto di sacralità, l’imperatore viene rappresentato frontale perché la sua figura ha un riflesso divino.
Anche il paesaggio attorno agli uomini muta e viene rappresentato in modo sempre più simbolico.
Ad esempio tre spighe di grano servono per identificare un campo di grano.
Per quanto riguarda la rappresentazione spaziale notiamo dei cambiamenti.
Osserviamo che una veduta di tipo frontale può essere accostata ad un’altra che invece è vista dall’alto, quindi ci possono essere più interpretazioni spaziali coincidenti.
Gli autori della colonna Aureliana creano quindi un linguaggio nuovo totalmente lontano dalle convenzioni dell’arte classica, anche da quelle dell’ellenismo.
Per la prima volta osserviamo in un monumento ufficiale gli stilemi di un’arte di tipo provinciale e plebea.
Ormai la provincia sta avendo in qualche modo il sopravvento su di un fulcro che evidentemente non è più tale. Roma non è più in grado di creare innovazioni distinguibili, come invece creano i territori provinciali.
Questo cambiamenti da si che i maggiori cambiamenti li dobbiamo ricercare nelle province.