In questo articolo vedremo la scultura romana nell’età giulio-claudia, quindi una età imperiale che segue gli anni della Repubblica. Negli ultimi anni della repubblica si era creata una lotta civile cruente e interminabile iniziata con le uccisioni dei Gracchi (Tiberio e Caio), proseguita tra Mario e Silla e poi tra Cesare e Pompeo.
Lo scontro finale aveva visto su posizioni opposta Antonio che stava per diventare signore dell’Oriente, e Ottaviano, scelto da Cesare come suo erede, e diventa I imperatore romano. La data finale della battaglia tra Ottaviano e Antonio è il 31 a.C., la battaglia di Anzio.
Ottaviano formalmente non è un monarca assoluto, ma una sorta di primus inter pares, un primo tra pari, in quanto Ottaviano non annulla le vecchie istituzioni repubblicane, tra le quali il senato romano, ma queste perdono di potere e di importanza, mentre i poteri imperiali aumentano sempre di più.
Ara Pacis
Con Ottaviano, che viene proclamato augusto, si inaugura una era di pace fra le classi e le genti, le famiglie. E per evidenziare questa raggiunta pace Augusto commissiona l’Ara Pacis.
L’Ara Pacis è una delle testimonianze più significative dell’epoca. Esalta la pace raggiunta attraverso il nuovo principe Augusto. Iniziata nel 13 a.C, dedicata nel 9 a.C. era stata creata perché ogni anno magistrati e vestali e sacerdoti celebrassero un sacrificio.
Le vestali erano incaricate di tenere acceso il fuoco sacro e restano in carica 20 anni. Il loro ordine godeva di una rinomanza altissima.
Ogni anno doveva essere svolto un sacrificio per ricordare la pace raggiunta.
Il monumento originariamente sorgeva nel campo Marzio, dove avvennero i primi ritrovamenti di resti marmorei nel 1568.
Oggi l’Ara Pacis è stata ricostruita accanto al Mausoleo di Augusto a Nord del Campo Marzio.
Si tratta di un grande altare sopra elevato su alcuni gradini.
Intorno ad esso sorge un recinto rettangolare aperto, a cui si accede tramite due aperture.
Internamente il recinto è decorato su due ordini: nel primo ordine abbiamo una decorazione con una finta palizzata, nel secondo ordine abbiamo dei festoni di foglie d’acanto legati assieme a dei bucrani.
Esternamente invece l’elemento della cinta è impostato su due ordini ma nel primo ordine abbiamo una ricca decorazione a foglia d’acanto fra le quali si insinuano insetti, uccelli, rettili, impedendo che l’elemento decorativo, ripetendosi sempre uguale a sé stesso, scada nell’ovvio e diventi noioso.
Nel secondo ordine vi è un complesso fregio figurato. Dal lato dell’ingresso appaiono la traduzione rappresentativa dell’Upercale e di Enea che sacrifica ai Penati. Questi erano gli dei della famiglia, delle gens.
Sul lato posteriore abbiamo la rappresentazione della Saturnia Tellus, la Dea madre Terra.
Nella tellus viene rappresentata la grande madre terra, feconda, generalmente come generatrice di animali, di messi ed è una personificazione della antica Italia.
Ai suoi lati ci sono due fanciulle, una seduta su un dragone marino, l’altra su un cigno in volo e rappresentano probabilmente il fiume.
E’ probabile che voglia rispecchiare ancora la pace raggiunta sia in terra che in mare, su tutto il mondo dell’epoca.
Lateralmente poi compare una processione che doveva ricordare l’inaugurazione del monumento.
Tra i vari personaggi appartenenti alla casata imperiale si riconoscono anche Augusto e i personaggi erano rappresentati con uno stile che ormai possiamo definire romano, cioè con una rappresentazione di tipo realistico che i romani ereditano dalla cultura etrusca.
Augusto di Prima Porta
L’Augusto di Prima Porta è anche noto come Augusto Loricato, cioè con la corazza.
E’ un ritratto ufficiale ed è uno dei 140 ritratti di Augusto che ci sono pervenuti.
Notiamo il tentativo di tipicizzare, di creare un tipo, di creare delle regole visive in relazione alla figura del principe.
Nella statua osserviamo prima di tutto la posizione policletea, i quattro sigma di Policleto, quindi un recupero dell’arte greca nella posizione di Augusto, che però è rappresentato vestito, come lo sono in generale le figure nella scultura romana.
Nell’arte romana la rappresentazione è oggettiva e realistica, sia i personaggi che le cose.
Si comincia però quel recupero della posizione policletea con quel gesto della statua dell’Arringatore nell’arte etrusca ed il realismo etrusco si evidenzia anche nel viso del principe.
La statuaria romana non è ideale come la statua greca, ma realistica, si rappresenta una realtà oggettiva.
Importante è la decorazione della corazza, con la personificazione del Cielo e la quadriga del Sola, con le figure di Aurora e Rugiada.
Al centro della corazza l’episodio accaduto nel 20 a.C. quando abbiamo la restituzione nelle mani di Tiberio delle insegne tolte nel 53 a.C. a Crasso sconfitto e ucciso dai Parti.
Una celebrazione di Augusto, divinizzato come Apollo e del suo successore Tiberio e l’affermazione della grandezza di Roma.
L’imperatore, nell’arte romana, cerca di deificare la propria figura, cosa tipica delle tradizioni orientali, infatti porta enormi conseguenze all’interno della cultura romana. Gli imperatori si servono della cultura visiva per la loro propaganda politica. Il potere esercitato dall’imperatore deve essere giustificato al popolo, ed questo il motivo della deificazione di sé stessi.