Necropoli etrusche: cosa sono le tombe etrusche

Necropoli etrusche cosa sono le tombe etrusche

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I resti più importanti della civiltà etrusca sono costituiti dal vasto repertorio di tombe etrusche che non solo forniscono un panorama completo dello sviluppo dell’architettura funeraria etrusca, ma ci mostrano anche attraverso i corredi e le decorazioni scultoree l’evoluzione completa della scultura e pittura nell’Etruria, attraverso le necropoli etrusche.

La religiosità etrusca si fondava su tutta una serie di credenze che riguardavano il destino ultraterreno dell’uomo. Osserviamo come all’inizio, durante la civiltà Villanoviana, nel periodo Villanoviano l’uso funerario costante era quello dell’incenerazione e questo uso funerario è testimoniato dai vasi funerari di forma caratteristica che poi si mantiene anche nei secoli successivi.

Il canopo

I canopi etruschi sono vasi funerari che evidenziano la personalità del morto con decorazioni della testa rappresentante il morto, riproducono il volto quasi a voler legare la condizione della vita oltre la morte al ricordo della realtà vissuta.

In base a questo tipo di religiosità poi l’incenerazione viene sostituita con l’inumazione, si spera nella possibilità di una vita dopo la morte, perciò il corpo che poteva essere presente anche attraverso un ritratto, doveva essere difeso.

Canopo etrusco da Chiusi
Cànopo etrusco da Chiusi, in terracotta, prima metà del VI sec. a.C., al Museo archeologico di Firenze. – Fonte: Wikipedia I, SailkoCanopo da chiusi, prima metà VI secolo ac. 01CC BY-SA 3.0

Il defunto riesce a sopravvivere anche attraverso gli oggetti che gli erano appartenuti: la casa, che viene sostituita con la tomba, non a caso le tombe etrusche sono fatte come case nelle necropoli etrusche, poi riempite di oggetti appartenuti al defunto.

Tutto questo poteva assicurare la sopravvivenza nell’aldilà che tuttavia era immaginato, oscuro, minaccioso, popolato da divinità che mano a mano si fanno sempre più spaventose.

Le tombe etrusche sono impostate su camere in genere ipogee, spesso segnate dalla presenza di un tumulo, che evidenzia con precisione il luogo della sepoltura. Questo richiedeva una sorta di dromos che permetteva l’accesso alla tomba.

Tomba della Pietrera a Vetulonia

Nel periodo più antico della storia etrusca abbiamo le tombe a tholos di derivazione micenea e orientale costruite con pseudocupole e pseudovolte.
Ad esempio tra queste ricordiamo la tomba della Pietrera a Vetulonia che fornisce un interessante esempio di tomba etrusca a tholos.

All’interno della tomba della Pietrera a Vetulonia sono stati trovati anche dei frammenti scultorei che comprovano l’esistenza di otto statue poste in atteggiamento rituale. Si tratta di testimonianze antichissime di sculture a tutto tondo datate al VII secolo a.C. ed è probabile che l’autore sia un locale che abbia copiato degli esemplari che erano di dimensioni più piccole in avorio e metallo.

Tomba della petrera a Vetulonia
Tomba della petrera a Vetulonia – Fonte: World History Encyclopedia

In generale i corredi funerari ritrovati nelle tombe etrusche sono ricchissimi.
Possiamo ricordare la tomba Barberini e la tomba Bernardini a Palestrina, all’interno delle quali abbiamo trovato corredi provenienti da zone diversissime anche della Grecia, non solo di artigianato locale.
Sono stati trovati tripodi, crateri, ma anche oreficeria e in gioielli.

Nella ceramica gli etruschi furono gli inventori del bucchero, un vaso di ceramica di composizione non del tutto chiara, di colore scuro, quasi nero, ed è un vaso che praticamente finge di essere di metallo.

Oinochoe in bucchero, Etruria meridionale, fine VII  inizio VI secolo sec. a.C. Museo archeologico di Firenze.
Oinochoe in bucchero, Etruria meridionale, fine VII inizio VI secolo sec. a.C. Museo archeologico di Firenze. – Fonte: Wikipedia I, SailkoOinochoe in bucchero etruria meridionale, fine VII, inizio VI secolo ac.CC BY-SA 3.0

I vasi metallici erano di maggiore pregio, e la ceramica è in sostituzione del vaso in metallo, anche in questo caso non solo all’inizio i Greci impostano la forma del vaso in ceramica sui vasi metallici, ma gli etruschi impostano anche il colore sul simil metallo.

All’interno dell’area etrusca sono molte le influenze culturali esterne, gli insediamenti a Sud e sulle coste di colonie greche. Gli etruschi mano a mano che vanno avanti nel tempo si arricchiscono grazie alle risorse minerarie del paese e quindi possono importare oggetti da molte civiltà orientali.

Gli arredi funerari etruschi

Dal VII secolo in avanti la civiltà etrusca soggetta ad una sorta di orientalizzazione, cominciano ad essere costruite le prime tombe che riprenderanno l’aspetto delle case, le tombe ad ipogeo che ripetono con precisione l’architettura domestica, spesso completata con mobili.

Tra gli arredi funerari etruschi spiccavano i letti, che spesso erano diversificati a seconda se il defunto era maschio o femmina. Si aveva un letto vero e proprio per l’uomo, mentre per la donna veniva creata un’arca, e questo fatto conferma l’importanza che la figura femminile ha all’interno della civiltà etrusca.

Le donne hanno un alto ruolo sociale, comparivano nei banchetti a fianco degli uomini, erano attive nelle professioni e potevano concludere affari.
All’interno della famiglia avevano un ruolo importante, cosa evidenziata proprio da queste tombe monumentali, le arche.

Nell’arca infatti venivano conservati gli oggetti più preziosi appartenenti alla famiglia.

Il sarcofago degli sposi

Con il VI secolo a.C. vediamo che nelle necropoli etrusche viene abbandonato l’uso del tumulo probabilmente per carenza di spazio e furono adottati monumenti funerari diversi.Si comincia a dare rilevanza alla facciata che a volte è proprio un portone di tipo monumentale.

Sarcofago degli sposi, produzione etrusca di influenza ionica, 530-520 ac ca Villa Giulia Roma
Sarcofago degli sposi, produzione etrusca di influenza ionica, 530-520 ac ca Villa Giulia Roma – Fonte: Wikipedia SailkoSarcofago degli sposi, produzione etrusca di influenza ionica, 530-520 ac ca., dalla banditaccia 01CC BY-SA 4.0

Ad esempio del VI secolo è il Sarcofago degli sposi, con uomo e donna che vengono rappresentati semi sdraiati mentre con ogni probabilità stanno libando. La figura femminile evidenzia il rango sociale che ha la donna all’interno della società etrusca. Mai nella cultura greca avevamo visto scene di questo genere.

La figura maschile è rappresentata con un braccio sulle spalle della moglie, posizione che evidenzia l’affetto tra i coniugi. Le due figure sono rappresentate secondo stilemi di origine orientale, ionica, lo vediamo dalle grandi sopracciglia, dall’occhio allungato e dal sorriso arcaico.

Il Sarcofago degli sposi è databile attorno agli ultimi 20 anni del VI secolo a.C., si trova a Roma nel Museo Nazionale di Villa Giulia e proviene da Cerveteri, che all’epoca era una città ricca.

Solitamente i sarcofagi in terracotta erano fatti per contenere le ceneri e i defunti erano rappresentati stesi sul triclinio, mentre partecipano al loro banchetto funebre.

La scena è riferibile ad un ambiente aristocratico, come lo sono tutte le tombe etrusche.
Il coroplasta ha reso in modo appiattito e molto schematico la parte inferiore dei corpi, sviluppando invece un maggior realismo nei torsi, nelle braccia e nelle teste.
Risente molto delle influenze greco-orientali, ioniche in modo particolare, anche se a differenza della cultura greca che è sempre impostata su di una visione estetica (= di ciò che è bello) idealista, l’arte etrusca ha in sè una connotazione fortemente realistica.

Pittura nelle necropoli etrusche

Contrariamente all’arte greca, nell’arte etrusca abbiamo un patrimonio notevole soprattutto di affreschi e i colori usati erano il bianco, il giallo, rosa, azzurro, rosso, e diverse tonalità erano adoperate, anche nel verse e poi il nero.

Le tombe si riproponevano come una sorta di casa, le tombe etrusche più antiche risalgono al VI e Vi secolo a.C. e i soggetti trattati sono scene di vita gioiosa, scene di danza, musicisti, giocolieri, gare, cerimonie funerarie e commiati ai defunti.

Agguato di Achille a Troilo nella Tomba dei Tori a Tarquinia

Nell’agguato di Achille a Troilo che si trova nella tomba dei Tori a Tarquinia il tema proviene dalla mitologia greca, che ci fa capire il profondo legame tra le due culture. Quello che ci colpisce è il grande utilizzo dei colori e una visione sintetica di quello che è un pozzo.

Agguato di Achille a Troilo nella Tomba dei Tori a Tarquinia
Agguato di Achille a Troilo nella Tomba dei Tori a Tarquinia – Fonte: Wikipedia Ted GrahamTomb of the Bulls back wall main chamberCC BY-SA 2.0

Vediamo una palma sotto al cavallo estremamente sintetica e stilizzata. Si nota la colorazione vivace, allegra.

Fregio nella Tomba del Barone o dei cavalli a Tarquinia

Anche in questo fregio abbiamo una rappresentazione di vita quotidiana, una caratteristica di tutta la narrazione etrusca. I morti vivono in una sorta di oltremondo in cui tutti i sentimenti, i sensi, sono estremamente affievoliti, per questo le immagini sono a colori vivacissimi, come se i colori dovessero agganciare l’attenzione dei morti, penetrando nel loro mondo. E’ come se gli artisti urlassero per farsi sentire.

Le figure sono di profilo, elementi naturalistici compaiono più o meno stilizzati all’interno della narrazione visiva.

Testa di fanciulla nella tomba dell’Orco a Tarquinia

Qui siamo in un periodo più avanzato, in epoca ellenistica etrusca, e osserviamo che l’opera manifesta un rapporto deciso con la cultura greco-ellenistica, con la grande eleganza del profilo e della figura, intesa in modo molto più realistico.

Testa di fanciulla nella tomba dell'Orco a Tarquinia
Velia Velcha, muro destro della tomba Orco I. – Fonte: Wikipedia pubblico dominio

Figura del Tifone nella tomba del Tifone a Tarquinia

Ci avviciniamo sempre più al periodo in cui la potenza etrusca si trova in maniera conflittuale opposta a Roma, grande potenza militare che tense ad inglobare il popolo etrusco.

Questo ultimo periodo è caratterizzato da una visione tetra dal punto di vista religioso, tanto che l’oltretomba viene vissuto sempre con più angoscia, come un vero e proprio inferno.

E’ caratteristico di questo periodo l’utilizzo del chiaroscuro. Il corpo non viene più rappresentato secondo linee di contorno ma attraverso il chiaroscuro, che dà una certa tridimensionalità.

La Lupa capitolina e la Chimera di Arezzo

Gli etruschi avevano grandi disponibilità di metalli e per questo sono stati anche dei grandi fusori e questi sono due esempi delle loro grandi capacità.

Lupa capitolina
Autori sconosciuto (la lupa) e Antonio del Pollaiolo (i Gemelli)
Data 490-480 a.C. scultura in Bronzo Etrusca oppure XII-XIII (lupa) [incerta] e fine XV secolo (gemelli)[1][2]
Materiale bronzo
Dimensioni 75×114 cm
Ubicazione Musei Capitolini, Roma
Fonte: Wikipedia MerulanaLupa Capitolina con sfondo biancoCC BY-SA 4.0

Sono rappresentate una lupa in una statua tridimensionale, voltata verso lo spettatore, estremamente magra, il pelo è rappresentato sul collo con dei riccioli.

Ha i denti digrignanti, le orecchie tese, da tutta l’opera si sviluppa, nonostante l’immobilità, una attenzione estremamente vigile e una sorta di furia appena trattenuta.

Chimera di Arezzo Museo Archeologico Nazionale, Firenze
Autore sconosciuto
Data seconda metà o fine V sec. a.C. circa
Materiale Bronzo
Altezza 78,5 cm
Ubicazione Museo archeologico nazionale, Firenze
Fonte: Wikipedia I, SailkoChimera d’arezzo, fi, 04CC BY-SA 3.0

Se paragoniamo la Lupa capitolina alla Chimera di Arezzo, nonostante sembri una versione elaborata, piena di attenzione vigile, ci rendiamo conto che dalla prima si sviluppa una sorta di ferocia e di attenzione molto superiore che dalla seconda.

L’Arringatore

L’Arringatore è un’opera in bronzo, rappresenta la statua funebre di un uomo di rilevante status sociale, un avvocato o un politico, rappresentato mentre sta arringando, cioè tiene un discorso.

Arringatore
Arringatore
Autore sconosciuto
Data fine del II-inizi del I secolo a.C.
Materiale bronzo
Altezza 170 cm
Ubicazione Museo archeologico nazionale, Firenze
Fonte: Wikipedia corneliagracoArringatoreCC BY 2.0

E’ rappresentato proprio con il gesto di colui che parla, in piedi, con i piedi pari, un ginocchio leggermente piegato, il braccio sinistro accanto al corpo, il destro verso il pubblico.

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