Giovanni Pisano è erede della bottega del padre Nicola Pisano, nasce intorno al 1248 e muore a Siena dopo il 1314.
Giovanni Pisano lavora a Siena, a Pistoia, è un artista che opera in un momento storico in cui gli artisti hanno un riconoscimento sociale, ma anche una forte personalità, una auto coscienza del loro lavoro.
Contrapporre Giovanni Pisano a Nicola Pisano e affermare che uno è portatore di un linguaggio gotico mentre l’altro è portatore di un linguaggio classico, è travisare la realtà dei fatti.
Giovanni Pisano non taglia mai i ponti con l’insegnamento paterno e quindi utilizza sempre il gusto classico, ma è vero che partecipa con Arnolfo di Cambio ad una fase diversa, successiva della cultura gotica, reagendo agli stimoli di questa cultura che proviene da Francia e Germania.
Madonna col Bambino di Padova
La madonna col Bambino di Giovanni Pisano conservata a Padova nella Cappella degli Scrovegni può essere posta in confronto con la Madonna col Bambino di scuola francese conservata al Louvre del XV secolo.
Se guardiamo la scultura francese vediamo una figura arcuata nello spazio con un panneggio che tende ad occultare il peso delle figure.
La Madonna ha il bambino in braccio ma non se ne avverte il peso e le membra sono nascoste dal panneggio che ricade in ombre oblique.
Nella Madonna di Giovanni Pisano avvertiamo immediatamente una maggiore intensità espressiva. Il modello francese è tradotto da Giovanni Pisano da una chiara conoscenza della struttura e organicità del corpo umano e con una attenzione ai lati psicologici che non si riscontra nell’opera francese.
Nello sguardo che intercorre tra Maria e il Bambino non vi è un ridente compiacimento come nell’opera francese, ma una sorta di soprassalto dettato dall’intuizione del destino di Gesù.
Il corpo di Maria scatta all’indietro creando un arco irregolare che è una posizione presa per contrapporsi al peso del bambino, ma c’è anche un valore drammatico della presa di coscienza del destino del figlio.
Su questa base Giovanni Pisano opera un profondo rinnovamento dell’iconografia medievale che consiste nel rapporto tra il sentimento e la mimica corporea.
La posizione delle membra è in relazione all’elemento psicologico.
Pulpito di Pistoia
Il Pulpito di Pistoia si trova nella chiesa di Sant’Andrea, è un’opera terminata nel 1301, in cui Giovanni Pisano riprende e modifica i prototipi paterni di Pisa e Siena.
Il Pulpito di Pistoia è esagonale, ma i rilievi del parapetto sono separati da grandi figure, come a Pisa, ma è più slanciato in verticale, tramite il rialzo degli archi trilobati.
Le modificazioni più appariscenti però sono di ordine figurativo a partire dai leoni stilofori, che hanno un’aria estremamente reattiva fino all’orgoglioso e scarno Atlante che regge la colonna.
Rispetto al ritmo maestoso di Nicola, le figure di Giovanni Pisano sembrano nascere di getto, frutto di una ispirazione improvvisa subito tradotto nel marmo.
Nei rilievi del parapetto Giovanni Pisano scava la parete con grande libertà, determinando contrasti violenti di luce ed ombra, compone le scene con ritmi vorticosi, passando con facilità dall’alto al basso rilievo.
Le figure sono estremamente espressive.
Molto bella la strage degli innocenti con cui la capacità espressiva si traduce in un ondeggiare e ritrarsi delle figure.
Il braccio teso di Erode genera un flusso enorme all’interno della composizione, ci sono donne piangenti con bimbi minacciati da soldati con pianti sui bambini assassinati.
Ma la scultura mediterranea è stata così drammatica, ma già vediamo questa drammaticità nella cultura tedesca e in alcune parti della Colonna Traiana, soprattutto nelle parti delle violenze riservate ai Daci e i pianti delle donne barbare.
Il pulpito di Pistoia è un confine tra classicismo e gotico.
Pulpito del Duomo di Pisa
Il pulpito del Duomo di Pisa, costruito tra l’1 e il 10, sostituisce il precedente pulpito romanico, trasferito a Cagliari. C’è un linguaggio più compassato. La novità è la struttura circolare.
Le lastre sono incurvate, gli archi di sostegno sono sostituiti da mensole a volute. Alcune colonne sono sostituite da cariatidi.
Il pulpito più che lemento architettonico diventa esclusivamente scultoreo.
Osserviamo l’infittirsi dei messaggi teologici, osserviamo che le quattro virtù, poste alla base della cariatide, che rappresentano l’ecclesia: fortezza, temperanza, prudenza, giustizia.
La temperanza è rappresentata nuda, mentre si copre con le mani il seno e l’inguine.
E’ ispirata al modello classico del Venus pudica, la venere che ha pudore, l’appello alla temperanza è in accordo con il passo che compare a San Agostino contro la passione carnale.
Troviamo l’iscrizione “Giovanni ha composto”. In circoli sono rappresentati i fiumi e le parti del mondo, si rifà ai 4 fiumi del paradiso, ma anche l’età della vita umana perché i volti mostrano età diverse, dalla giovinezza alla vecchiaia.
Vediamo come Giovanni si sforzi di conferire una forma convincente e sintetica all’enciclopedismo religioso della sua epoca, e di conferire vivacità in quella che è un’arida esposizione concettuale, la stessa che parallelamente Dante ha esposto nella Divina Commedia.
L’affollamento delle figure procede di pari passo con l’animazione dei gesti ed una maggiore espressività dei volti, parliamo di un goticismo accentuato.
Fontana di piazza a Perugia
La fontana di Perugia è firmata da Nicola e Giovanni Pisano. E’ la più antica fontana pubblica italiano costruita tra il 75 e il ’78. La sua decorazione contempla un programma enciclopedico allegorico con temi religiosi uniti a simbologie politiche e ammonimenti civili.
L’opera è composta di 3 vasche poligonali sovrapposte, la più interna ha 12 facce, sospesa su colonne e ornata da statue a tutto tondo, la seconda vasca ha 25 facce ornate a rilievo.
Le statue superiori in cui interviene Giovanni Pisano rappresentano perugia a cui rende omaggio tutta la campagna di Chiusi e sono rappresentati il Trasimeno, i Santi Ercolano, Lorenzo e Benedetto, poi c’è una rappresentazione di Roma, vicino alla chiesa, alla teologia in figura femminile, poi S. Pietro e S. Paolo, poi c’è rappresentato Euliste, mitico fondatore di Perugia, con le autorità civiche ed evangeliche.
Nella vasca inferiore i rilievi comprendono i mesi, le arti, scene bibliche e storiche e la rappresentazione di animali che sono allegorie morali.
Con la fontana i due scultori legano il loro nome ad un’opera politica collegata al potere comunale, formano l’opera e scrivono un elogio alla stessa.