Duccio di Buoninsegna e la pittura senese

madonna rucellai duccio di buoninsegna

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Duccio di Buoninsegna fa parte di quella che definiamo pittura senese, anzi è da lui che prende le mosse quest’area pittorica così particolare.
Siena è una città che ha teso sempre a distinguersi da Firenze, sono chiare concorrenti, è una città ricca, orgogliosa e che imposterà la sua cultura su di un filone aristocratico non tagliando completamente i ponti con la cultura bizantina, anzi osserviamo che in un’opera come la Madonna Rucellai Duccio ripropone una parafrasi della pala di Cimabue “Madonna con bambino”.

Madonna Rucellai di Duccio di Buoninsegna

Quest’opera era stata commissionata nell’85 per la cappella dei Laudesi in S. Maria Novella a Firenze. Duccio seguendo maggiormente la cultura gotica rende più aristocratica la visione di Cimabue, addolcisce il contesto umano e introduce un disegno dal ritmo lineare nervoso, tipico della cultura gotica.

Madonna rucellai duccio di buoninsegna
Autore Duccio di Buoninsegna
Data 1285 (commissione)
Tecnica tempera e oro su tavola
Dimensioni 450×290 cm
Ubicazione Galleria degli Uffizi, Firenze
Fonte: Duccio di Buoninsegna artist QS:P170,Q15792, Madonna em Majestade dita Rucellai – DuccioCC BY 2.0

Questo ritmo nervoso è sottolineato nello schienale di stoffa così mosso e nell’orlo chiaro del manto della Madonna che scende dal petto fino ai piedi in una linea molto sinuosa.

Le opere di questo pittore mostrano un orientamento verso la recente cultura bizantina del periodo paleologo, accanto quindi alla conoscenza dell’opera del Cimabue, che però è sottoposta ad una originale rielaborazione in senso gotico.

Duccio, al contrario di Giotto, non si aggiorna sulle fonti tardo-antiche, ma cerca ispirazione nei modelli orientali (tardo-bizantini) e nell’arte gotica nord-europea dei suoi anni, mentre Giotto recupera la cultura classica.

Osserviamo che nella Toscana di Duccio esistevano mosaici e codici miniati greci, provenienti dall’Oriente. Tra l’altro non mancavano rapporti tra Siena e la Francia.

Madonna dei Francescani

E’ un quadro di piccole dimensioni, che si trova ora nella pinacoteca Nazionale a Siena, è un’opera che con ogni probabilità è degli anni 87-88 ed è un quadro fondamentale, di svolta nella pittura di Duccio.

madonna dei francescani duccio di buoninsegna
Madonna dei Francescani, Pinacoteca di Siena, ca. 1280
Fonte: Wikipedia, pubblico dominio

Osserviamo come Duccio abbandona quella linea di profilo che avevamo visto utilizzata nella madonna Rucellai per impostare una spazialità ottenuta con sottili piani sovrapposti.

Piani che non mirano ad articolarsi in profondità ma a creare come sottili fogli nell’immagine. Osserviamo che possiamo contare almeno otto strati sovrapposti in uno spessore minimo.
E’ una sottile stratificazione spaziale che non vuole essere prospettica ma vuole soltanto segnare una progressiva distanza nella profondità.

Quindi lo spazio non è profondo, ma è come lamellato. E’ questa la differenza tra la strada scelta da Giotto nell’arte fiorentina e quella scelta da Duccio e dalla pittura senese. Giotto tende al volume, Duccio e i senesi tendono a riportare sul piano l’immagine.

Ad esempio vediamo le teste dei tre francescani sbalzati in primo piano. Ogni figura viene portata sul piano, non è inserita in uno spazio. Riuscire a capire questa stratificazione spaziale è la chiave per riuscire a capire la complessità di questa pittura.

Nella Madonna dei Francescani si stratificano i livelli e vengono suggeriti sbalzi e scarti tra livello e livello senza la necessità di usare il chiaroscuro.
Osserviamo ad esempio il drappo di fondo chiaramente mutato da miniature di tipo francese e il modo in cui questo drappo, l’andamento spezzato del bordo corre per tutto il profilo quindi suggerisce una diversità di profondità e nello stesso tempo la riporta sul piano.

Osserviamo il particolare della mano destra della Madonna che si inserisce in quel percorso che va dalla spalla e scendendo arriva fino alla figura dei francescani, mantenendo compattezza nel profilo e inserendo questa nota sinuosa.

Ancora una volta la corposità nella pittura di Duccio si trasforma in linea.
Il colore e la luce sono sotto tono. il manto della Madonna è di un azzurro cupo.

La Maestà di Duccio

Un altro capolavoro di Duccio di Buoninsegna è la Maestà. E’ un’opera che viene dipinta negli anni tra il 308-311 e destinata all’altare maggiore del Duomo di Siena dove sostituisce una più antica icona della vergine.

maesta di duccio di buoninsegna fronte
Maestà, Museo dell’Opera della Metropolitana, Siena
Fonte: Wikipedia, pubblico dominio

La Maestà si trova attualmente nel Museo dell’Opera del Duomo e nel Duomo di Siena venne solennemente trasportata con un corteo con le massime autorità.

Si tratta di una pala a due facce. L’anteriore, con Madonna, santi e angeli a grandi figure tali da essere ben visibili ai fedeli raccolti nel Duomo.
La parte posteriore invece tratta episodi della passione di Cristo a piccole figure perché destinata alla visione esclusiva del clero.

maesta di duccio di buoninsegna retro

Sappiamo però che originariamente l’opera era completata da altre storie della Vergine e di Cristo che erano allineate in basso a mo’ di predella ed è la prima nella pittura italiana.

C’erano altre storie nell’ordine superiore e in più una imponente cornice in legno cuspidata. Nella parte anteriore Duccio manifesta tutta la sua cultura di artista bizantino-gotico presentando una visione della protettrice di Siena, la Madonna che è seduta su di un’ampio trono fiancheggiata da una selva di figure appiattite sul piano tra le quali spiccano i quattro patroni della città: Ansano, Savino, Crescenzo, Vittore che sono inginocchiati sul proscenio e le due sante Agnese e Caterina all’estremità e queste ultime due sono rivestite con manti la cui linea è nervosamente ritorta.

Osserviamo quel trono marmoreo intarsiato a colorati mosaici sul genere di quelli di Giotto.
Sul retro abbiamo una dei più ampli cicli sulla passione. E’ suddiviso in 26 formelle lignee e le storie sono arricchite da sfondi dorati.

Il posto d’onore è occupato dalla crocefissione, al centro. Osserviamo che risaltano in questo ciclo la vivacità dei particolari, la individuazione delle fisionomie e la complessità delle architetture attraverso le quali il pittore ci fa capire di conoscere le prospettive di Giotto.

Però la spazialità in Duccio lo spazio non è una cosa essenziale, tanto è vero che può essere di volta in volta accettato o rifiutato, non è il perno della pittura.

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